A questo punto sono cambiati i canoni estetici: bisognava essere scuri di pelle per testimoniare la propria agiatezza. Inoltre, il diffuso timore del rachitismo, malattia dell’età pediatrica causata da grave carenza di vitamina D paventata soprattutto nelle città del Nord, colpite dallo smog (nebbia e fumo dovuto all’uso degli oli pesanti per il riscaldamento abitativo, estremamente inquinanti, ma a bassissimo costo), ha favorito una eccessiva esposizione al sole dei bambini.Infatti, si pensava fosse un’abitudine salutare, poiché gli ultravioletti inducono la produzione di vitamina D da parte della cute. Solo quando questa generazione è arrivata all’età adulta, si è capito che determinati comportamenti potevano causare un danno cutaneo cronico da esposizione a ultravioletti (UV) con precoce formazione di rughe, secchezza e pigmentazione a carico delle zone esposte e, nel tempo, predisposizione alla formazione di tumori cutanei


Al sole: istruzioni per l’uso

I cambiamenti atmosferici dovuti alla riduzione dell’ozono per effetto dell’inquinamento, hanno determinato la diminuzione della naturale protezione dagli ultravioletti da parte di questo strato di gas che si colloca nella parte alta dell’atmosfera. I raggi solari sono, oggi, più potenti e più dannosi per la pelle.

 

 

 

Le più comuni alterazioni prodotte dalla pelle sulla cute sono benigne e costituite da pigmentazioni che colpiscono il volto, il dorso delle mani o il décolleté.
Di colorito bruno, spesso tondeggianti, sono molto difficili da curare se non, per lo più, con costosi trattamenti laser. Il sole favorisce anche la comparsa di cheratosi seborroiche, un tempo appannaggio degli anziani, che ora si riscontrano già nei trentenni. Di colore marroncino-ocra o anche nerastro e aspetto crostoso, con il tempo si ispessiscono e si estendono, sono decisamente antiestetiche, ma facili da trattare.

 

Tra le alterazioni a rischio di trasformazione tumorale sono molto comuni le cheratosi attiniche che colpiscono, in gran parte, il viso e anche il cuoio capelluto delle persone calve (per lo più maschi). Sono piccole lesioni rossastre con una superficie irregolare che ricorda la carta vetrata al tatto e richiedono un adeguato trattamento, poiché una parte si può trasformare in carcinomi.

 

 

 

Tra i tumori veri e propri il melanoma cutaneo (il più pericoloso) colpisce anche la popolazione giovanile, ma fortunatamente è meno frequente. I carcinomi basocellulari e spinocellulari, anche detti basaliomi e spinaliomi, invece, si manifestano prevalentemente dopo i 40-50 anni. I basaliomi sono i più diffusi tumori maligni della cute. Di rado, metastatizzano, sono localmente invasivi e se non correttamente trattati possono estendersi con gravi danni anatomici ed estetici, con richiesta di ulteriori interventi chirurgici. Negli ultimi anni c’è, purtroppo, un incremento continuo del numero di melanomi.

 

La prevenzione è fondamentale ed efficace. Oltre a non esporsi al sole nelle ore più calde e/o stare all’ombra, è opportuno consultare lo “UV-index” riportato sui quotidiani e sui siti web di previsioni meteo. Si tratta di un numero tra 1 e 11 che indica l’intensità dell’irraggiamento UV in una certa zona e in una data precisa. Quando supera il valore di 3 indica la necessità di protezione solare. Più è alto il valore, più è breve il tempo per cui ci si può esporre al sole in sicurezza. È indispensabile utilizzare creme con fattore di protezione superiore a 20 e inizialmente, alle prime esposizioni solari, a 50, senza lesinare sul prezzo, ma scegliendo prodotti di qualità che hanno alle spalle aziende importanti che investono sulla ricerca. L’efficacia di un filtro solare è indicata dal Sun Protection Factor (SPF) che indica quanto il prodotto prevenga l’eritema (arrossamento) da UVB.

Poiché al mare ci si tuffa in acqua, la resistenza all’acqua (Water Resistant: WR) per un prodotto solare è un parametro raccomandato: un filtro la cui etichetta mostra WR 40 protegge dal sole per un tempo continuo in acqua di 40 minuti.
Un aspetto molto importante per l’efficacia della protezione solare è la quantità di prodotto applicata (che tende a essere insufficiente) insieme al tempo di applicazione, perché va rinnovata ogni 2–3 ore, se persiste l’esposizione solare.

Per chi pratica sport o attività all’aperto, sono anche particolarmente indicati gli indumenti fotoprotettivi. Il mercato è molto assortito di capi con ottima vestibilità e eleganza: magliette, camicie, pantaloni, cappellini (indispensabili per chi ha una capigliatura rada o è calvo). Occorre verificare che i prodotti siano di produzione europea e certificati, a garanzia dell’efficacia del filtro contenuto nel tessuto. Queste precauzioni sono molto indicate e utili anche per la salvaguardia delle scottature dei bambini.

Attenzione all’eritema solare, arrossamento diffuso che colpisce chi si espone troppo a lungo al sole. Il “troppo” non dipende soltanto dall’intensità dell’irraggiamento UV, ma anche dal fototipo del soggetto, cioè dalla intensità della sua pigmentazione costituzionale, che determina la tendenza ad abbronzarsi o meno. Le situazioni più classiche sono quelle di chi si addormenta al sole! Alcune persone non si abbronzano affatto (fototipi I e II) ed è meglio per loro evitare il sole, che li danneggerebbe comunque, specie esponendosi in costume come si fa in spiaggia. L’eritema solare è di fatto un’ustione, più o meno grave (semplice arrossamento o comparsa anche di bolle e di gonfiore cutaneo) e più o meno esteso. Le forme lievi possono essere trattate con i semplici idratanti, quelle più estese richiedono creme cortisoniche e le forme gravi possono necessitare di ricovero per effettuare cure endovenose.
Alcune eruzioni solari negli anziani sono in realtà fotodermatiti da farmaci. Se le persone ne assumono numerosi, alle prime esposizioni solari si possono manifestare arrossamenti, anche importanti, sulle zone esposte (collo, décolleté, avambracci). Ciò accade perché la sostanza chimica intensifica la radiazione luminosa, causando un danno alla cute. Di solito, non sono gravi e tendono a regredire evitando il sole o con il supporto di una crema cortisonica.
Alcuni, per apparire più abbronzati, abusano di lampade abbronzanti senza alcun controllo, peggiorando il rischio di tumori. Le Agenzie per la prevenzione dei tumori solo negli anni Novanta hanno affermato il potere cancerogeno delle lampade. Alcuni Paesi europei e l’Australia hanno vietato l’utilizzo di solarium artificiali, sulla scorta dell’ormai comprovata relazione con il loro utilizzo e l’insorgere di alterazioni tumorali cutanee.

Alcune piante hanno una linfa ricca di furocumarine, molecole che con il sole intensificano notevolmente il danno cutaneo; tra queste soprattutto il fico, ma anche altre piante boschive. Il malcapitato che viene sfiorato dalle foglie di queste piante o che effettua sfalci o potature durante una giornata estiva soleggiata, potrebbe andare incontro a fitofotodermatiti, lesioni irregolari a volte ricoperte da una bolla lineare piena di liquido, anche diffuse. Queste persone si spaventano moltissimo e finiscono nelle strutture sanitarie, ma se non vengono valutate da un dermatologo rischiano diagnosi, esami e terapie inappropriati.
Può anche capitare che erboristi autodidatti facciano macerare foglie di fico per ottenere un liquido abbronzante, esponendosi al sole dopo averlo applicato con risultati disastrosi!

 

Anche alcuni profumi “scadenti” possono contenere derivati di queste molecole fotoattive e, se ci si espone al sole dopo averli applicati sul corpo, si possono manifestare delle pigmentazioni irregolari molto scure che possono durare anni.

 

 

Con il bel tempo si moltiplicano le passeggiate all’aperto, nei boschi e in mezzo alla vegetazione dove possono presentarsi spiacevoli inconvenienti da cause che non è sempre facile immaginare. Uno degli eventi più comuni, che capita ad adulti e bimbi passeggiando nei boschi, è quello di trovare una pallina molliccia brunastra più o meno grande attaccata all’inguine o alle ascelle o sul capo: si tratta di una zecca, che appartiene alla famiglia degli aracnidi (ha 8 zampe) e si nutre del sangue dell’ospite. A parte l’irritazione, causata dalla spiacevole presenza, questi esseri possono trasmettere un numero notevole di malattie anche gravi, spesso dopo un lungo intervallo, per cui è d’ obbligo consultare lo specialista. L’estrazione della zecca può essere difficile e c’è il rischio che il rostro (la punta che si conficca nella pelle) rimanga piantato e possa causare un granuloma.


Dermatite da processionaria

Le persone che vanno a passeggio, a margine delle zone boschive, possono ritrovarsi delle chiazze rosse sulle braccia, il viso o la parte alta del collo, alcune volte anche con l’aspetto di una piccola ustione, che bruciano e prudono fastidiosamente. In assenza di informazioni il medico può pensare a volte all’Herpes Zoster (fuoco di Sant’Antonio). In realtà di tratta di dermatite da processionaria, che si manifesta 1-2 giorni dall’esposizione ai peli microscopici dei bruchi di questa farfalla, che si accumulano sugli alberi, in corrispondenza di nidi, simili a grosse ragnatele, che li racchiudono.

 


Dott. Michele Bertero
Direttore SC Dermatologia AO Santa Croce e Carle (Cuneo)

Testo raccolto da Chiara Solitario – Consorzio Mia Farmacia Italia


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