Primavera, i pollini e le allergie.

Se, per la maggior parte della gente, la primavera raffigura un evento gioioso, in cui si cominciano ad assaporare i primi tepori, a percepire il risveglio della natura, a godere di un maggior numero di ore illuminate dal sole, per altri rappresenta l’inizio di non indifferenti fastidi fisici (starnuti, lacrime agli occhi, naso che prude e che cola, mucose nasali congestionate, respirazione difficoltosa ed eruzioni cutanee).

“Maledetta primavera” cantava Loretta Goggi in un festival di Sanremo tanti anni fa! Ecco che, per l’allergico al polline, questo periodo rappresenta un’autentica maledizione.

In concomitanza con la fioritura di molte specie vegetali, infatti, parecchi individui cominciano a manifestare un fastidioso raffreddore (il cosiddetto raffreddore da fieno), congiuntivite e, a lungo andare, pericolose crisi asmatiche.

Per non parlare del senso di debolezza e di irritabilità che contraddistingue l’allergia, spesso accompagnato da prurito diffuso.

Purtroppo molti allergici, invece di consultare il prima possibile lo specialista, ricorrono all’auto medicazione, facendo sì che la malattia peggiori di anno in anno e generi delle complicanze anche serie.


Allergia al polline

È una delle allergie più frequenti. Negli individui predisposti, l’esposizione al polline provoca congiuntivite, rinite con crisi parossistiche di sternuti e, se questo tipo di patologia viene trascurata, il paziente comincia a soffrire di asma, con grave compromissione della funzionalità respiratoria.

Un’altra complicanza di una rinite allergica mal curata, è l’insorgenza di poliposi nasale. In questo caso, il paziente potrà essere sottoposto, addirittura, a un intervento chirurgico di asportazione dei polipi.

È importante sapere che, sovente, i polipi nasali, se non sono ben curati, recidivano: per questo motivo, alcuni individui hanno dovuto ricorrere al chirurgo più volte, nell’arco della loro vita.


L’impollinazione

La primavera registra, in particolare, la fioritura delle graminacee (orzo, frumento, mais, avena, segale, riso), ma anche di piante selvatiche e infestanti, capaci di crescere in modo spontaneo nei giardini, nei prati o ai bordi delle strade. A queste piante risulta allergico circa il 10-15% della popolazione, compresi moltissimi bambini.

Ciascuna specie ha il proprio calendario di impollinazione che, nel suo complesso, inizia a gennaio per terminare a ottobre. Marzo e aprile rappresentano i mesi nei quali il fenomeno si manifesta con elevata intensità.

Qui di seguito una suddivisione dettagliata delle fioriture e della presenza di polline:• la maggior parte degli alberi (betulle, noccioli, oleacee) fioriscono da gennaio ad aprile;
• le graminacee (l’erba dei prati, il grano, il mais, l’avena ecc…) da aprile a luglio;
• le artemisie e le ambrosie da luglio a ottobre;
• la parietaria (urticacee) da maggio a settembre.

La conoscenza della stagionalità di una determinata fioritura, messa in rapporto con la durata dei sintomi, permette di orientarsi nella diagnosi. Ovviamente, la parola definitiva spetta ai test allergometrici (prick test), che in un quarto d’ora svelano a quali pollini il paziente è allergico. È importante ricordare che l’allergia respiratoria è sostenuta non solo dai vari pollini, ma anche dagli acari, responsabili della classica sensibilità alla polvere di casa, dai derivati epidermici (pelo di gatto, cane, cavallo, criceto) e da numerose muffe (alternaria, cladosporium, aspergilli, penicilli).


La vaccinazione

Effettuata la diagnosi tramite i prick test, che si effettuano sul braccio, è necessario sottoporre il paziente anche alla terapia iposensibilizzante (vaccinazione).

È noto, infatti, che i farmaci sono decisamente efficaci nell’alleviare i sintomi dell’allergia, ma non ne  impediscono il progredire (passaggio da semplice rinite all’asma). Affiancando, invece, l’opportuna vaccinazione desensibilizzante, la malattia viene bloccata e tende a regredire.

È bene ricordare che tre pazienti rinitici su quattro, non trattati con il vaccino, manifestano asma, mentre nessun paziente rinitico, trattato con il vaccino, diventa asmatico.

Esistono vari tipi di vaccinazione:

• il vaccino classico, utilizzato da ormai quarant’anni, che consiste nella somministrazione per via sottocutanea di dosi crescenti di allergene, iniziando settimanalmente, per tre o quattro mesi, per poi passare a frequenza mensile;

• il vaccino più moderno, decisamente più comodo, effettuato solamente due volte all’anno, che prevede l’inoculazione di una microdose di estratto terapeutico per via intradermica.

Questo tipo di terapia, rispetto a quella cosiddetta “tradizionale”, comporta un impegno minimo, nessun effetto indesiderato e, tra l’altro, un minore esborso economico, a fronte di una notevole efficacia.

Esite una terza via, ovvero la vaccinazione per via orale, da effettuare quotidianamente da febbraio a proseguire per almeno due mesi, con prodotti a base di allergeni a bassa diluizione in grado di ridurre la sensibilità dell’organismo agli allergeni e di conseguenza la sintomatologia.

Vale la pena si sottolineare come, seguendo una di queste “strade terapeutiche” il paziente, finalmente, potrà godersi la stagione della primavera senza avere paura di spiacevoli ricadute o problemi respiratori.


Lo specialista risponde…

Ecco alcune delle domande più frequenti che i pazienti, solitamente, propongono quando vengono colpiti dalle più comuni e più diffuse allergie di primavera.

Perché una persona soffre di allergie alle graminacee?
Per la maggior parte delle persone, il polline risulta una sostanza innocua. Per altre, invece, i pollini vengono erroneamente individuati come sostanze pericolose dal loro sistema immunitario. Questo si attiva e stimola la produzione di particolari anticorpi detti IgE, che agiscono su alcune cellule immunitarie, i mastociti, causando la liberazione di una sostanza di nome istamina che favorisce l’infiammazione. Rinite, congiuntivite allergica, asma e orticaria sono alcune tra le manifestazioni tipiche di queste reazioni allergiche.

Come si scopre di avere un’allergia alle graminacee?
Attraverso la visita allergologica, fondamentale per diagnosticare, escludere o monitorare uno o più di questi disturbi. Dopo aver raccolto i dati relativi alla storia e allo stile di vita del paziente e avere visionato gli eventuali esami medici già svolti, l’allergologo sarà in grado di procedere con i test incaricati di accertare il tipo di allergia.

Quali sono i principali test diagnostici da eseguire?
Prima di tutto il prick-test, che consiste nel mettere a contatto un’area del derma con l’allergene responsabile. Viene poi osservata la reazione cutanea: se compare un rossore e un rigonfiamento intenso, il test viene considerato positivo. Rapido e indolore, il prick-test è considerato uno dei metodi più affidabili per determinare il grado di sensibilità allergica di un paziente a un polline specifico.

Come ci si comporta durante la fase acuta dell’allergia?
Si può ricorrere ai tradizionali farmaci antistaminici o cortisonici, dosati con attenzione perché tendono a perdere d’efficacia se usati in modo sistematico. Tolgono i sintomi, ma non curano la malattia che procede con il suo corso: tre casi su quattro di rinite allergica evolvono in asma, senza dimenticare le poliposi nasali o le sinusiti che possono complicare il quadro clinico del soggetto allergico. Ecco perché si consiglia più che mai il ricorso al vaccino.


Dott. Francesco Furno
Specialista in Allergologia – Specialista in Ematologia (Torino)Testo raccolto da Chiara Solitario – Consorzio Mia Farmacia Italia

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